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mercoledì 30 maggio 2018

Le fatiche di una sciampista


Una persona malata è giustificata se fa del male agli altri?



Il mio lavoro è stato faticoso; per molti anni ho lavato e asciugato capelli, ho elogiato le acconciature di vecchie racchie, consigliato sposine novelle su come tradire e non essere sgamate, suggerito una chiromante che mi sarebbe stata riconoscente o una badante che poi spiattellasse i segreti di quella famiglia.

Ho ripetuto per anni alle mie clienti più giovani, a familiari e a parenti  di darla a chi merita, col contagocce e al momento giusto, in occasione di regali importanti come un girocollo, un bracciale, un anello.

Sto educando mio nipote per trasformarlo in un ometto, lo strapazzo con baci e carezze, gli prendo la manina e gli faccio dare una strizzatina alle tette.

Le mie amiche Lucia, Pamela e Rosy a volte hanno qualcosa da ridire sui miei modi, ma se provano a rimproverarmi mio marito Riccardo le riprende.

Devono essere pazienti con me, sanno che soffro di esaurimento nervoso e a volte dimentico … dimentico quando c’è da pagare, da ringraziare, da ascoltare o essere comprensiva.
Mi assento completamente quando le conversazioni scivolano su argomenti che non mi interessano, mi limito a balbettare ogni tanto una parola di circostanza.
Invece ascolto con attenzione se si parla di soldi; il mondo è pieno di gente che vuole derubarmi e se posso cerco di limitare le spese.
Nonostante il passare degli anni ricordo benissimo le cose che mi interessano, i torti subiti, le carte da gioco mie e degli altri durante le partite.
 
Perché mai dovrei aiutare qualcuno? Nessuna amica mi ha fatto incontrare un riccone quando cercavo uno straccio d’uomo che mi sposasse. Ho dovuto prendere quel tiranno di Riccardo che mi ha costretta ad avere una figlia e a frequentare i suoi familiari.

Qualche anno fa volevo cacciarlo di casa, Lucia mi ha convinta a tenerlo, ma non me lo sogno nemmeno di farlo entrare nel mio letto; da almeno 10 anni ogni volta che ci prova gli dico di cercare altrove, qui non c’è trippa pè gatti, capito?

Sono una donna anziana, un tipo originale, dovreste vedere lo sguardo dell’animatore del villaggio vacanze quando gli ho detto, davanti alle mie amiche sconcertate, se voleva passare una notte con me. E mio marito faceva finta di non sentire e guardava altrove.

Anche Pamela ora fa parte dei miei progetti; da quando Fabio le si è avvicinato cerco di seminare zizzania.
Lui rappresenta una minaccia ai miei interessi. Nessuno si deve avvicinare alle mie amiche, ridurre il tempo e le attenzioni che loro mi dedicano.
Lei fa parte del gruppo di ballo, è brava e mi metto al suo fianco per imitare i passi in pista; inoltre è paziente, ascolta i miei racconti, mi consola, fa qualche regalo e non tiene il broncio se le faccio qualche sgarbo.

Con una frase buttata lì per caso ho fatto capire a Fabio che non era gradito e che un altro amico di Pamela andava meglio per lei … “Ragazzi, ricordate che alcuni di noi sono invitati giovedì prossimo alla festa di compleanno di Antonio? Si Antonio, l’amico di Pamela tanto simpatico; perché non mi rispondete? Che c’è, perché mi guardate in quel modo, non dovevo farmi sentire da qualcuno? Ho sbagliato a parlarne?”.

Quando Pamela e Fabio si scambiano di nascosto un bacio in strada li riprendo, col volto incazzato e pieno di moralismo; odio le persone che sfoggiano il loro amore. Ora succede sempre più raramente, sono più rispettosi. Durante molti pranzi li ho invitati a spostarsi più lontano, per far sedere Lucia e Rosy al mio fianco e non vedere i loro sguardi complici.

In una vacanza in comune li ho avvisati “Riccardo ed io ci siamo fatti mettere nella stanza affianco, non fate rumori a letto perché sento e controllo tutto, capito?”. Non hanno fiatato per tutta la notte. 

Ho anche provato più volte a scacciare Fabio dalle frequentazioni comuni ripetendogli “ma tu che ci sei venuto a fare qui, che cerchi?” nei momenti in cui nessun altro poteva sentire.
Lo apostrofo regolarmente perché non balla, gli dico di alzarsi e andare in pista e liberare il divanetto che occupa, così posso allargarmi, stendere le gambe e levarmi le scarpe.

Lo riprendo ogni volta che i due lasciano la sala, in anticipo sui miei tempi, con la scusa che lui abita lontano. Lo obbligo a giustificarsi davanti a tutti e lo incalzo ogni volta con domande su dove andranno e cosa intendono fare. Sicuramente vorrà fermarsi per strada ad insidiare quella poverina, ma lei non deve assecondarlo, lui deve scomparire e non la merita.

Sono riuscita a fargli perdere la pazienza più volte, finalmente ha scelto di disertare gli incontri comuni con il resto del gruppo, mentre Pamela continua ancora ad essere presente, con un atteggiamento vagamente infastidito.
Io la premio con larghi sorrisi e le ripeto con sguardo commosso che le voglio tanto bene.

Mio marito parla male di lui pubblicamente visto che se la prende con una povera donna malata; in molti mi sostengono, condividono i miei modi e dicono “a lei tutto è concesso, poverina, lo sanno tutti che sta male”.