La gente è il più grande spettacolo del mondo. E non si paga il biglietto!

giovedì 26 settembre 2013

Un posto al sole


Porgi l’altra guancia … prendi dieci sberle e vivi felice!


Resoconto estremamente sintetico della settimana; non ho stampato i bigliettini dei VAFFANCULO da distribuire; mi devo procurare un ciclostile, i fogli A4 e le forbici per ritagliarne un numero limitato non bastano più.

Ma andiamo per gradi …

Diego, organizzatore di viaggi e esperto d’arte, ci convoca a inizio settimana in una pizzeria ai castelli romani per illustrarci le nuove proposte di viaggio.
Gli faccio presente che non potrò partecipare alle prossime iniziative in quanto mamma è ammalata e spesso è necessaria la mia presenza.
Mi guarda con l'esperienza della vita vissuta e con un pò di esitazione mi suggerisce “perché non la metti in un ospizio, così hai più tempo libero e vieni con noi per tre giorni sulla costiera Amalfitana?”.
Non riesco a rispondergli, accidenti all'educazione, mi hanno insegnato a non reagire d'istinto e a trattare tutti con le buone maniere.
Lo guardo stupito, il VAFFANCULO non esce, per rispetto della persona che mi siede vicino a tavola; gli spiego che non penso sia la soluzione migliore.
Cosa ci sto a fare in mezzo a questa gente?
Come ho fatto a cadere così in basso?
Guardo gli altri commensali, gli ipotetici compagni di viaggio e cerco di capire cosa li accomuna.
Ci penso per un bel po’ e alla fine mi convinco che è la solitudine.

Altra ciliegina:

Il mio datore di lavoro mi comunica con tre giorni di preavviso (il 10 settembre) che dovrò prendere obbligatoriamente due ulteriori giorni di ferie, il 13 e il 20, visto che non ha i soldi da accantonare per il bilancio; naturalmente nessun controllo da parte sua sulle ferie già concordate e non fruite da parte di altri colleghi “indispensabili”.
Con chi me la prendo? Mando un pacco di bigliettini di VAFFANCULO al consiglio di amministrazione che ha deciso di investire i pochi profitti in Brasile?

Sempre parlando di ambiente di lavoro, alla macchinetta del caffè mi ritrovo ad ascoltare altri scampoli di sensibilità e amore, discorsi del tipo:

“Ai miei figli piccoli voglio proprio bene! Pensa che quando rientro a casa alle 21, dopo il lavoro e lo shopping con le amiche, loro già dormono! La tata li ha messi a letto da un po’. Io mi avvicino, rimbocco le coperte, li sveglio per vedere il loro sorriso e stampo un bel bacio in fronte; da grandi ricorderanno questi momenti di intimità. Sono proprio una buona madre”. 

“Da quando mi sono separata tutti i mariti delle mie amiche ci hanno provato, nessuno escluso; io non posso riferirglielo direttamente, non mi crederebbero e darebbero a me tutte le colpe; però questi mariti dovrebbero imparare un po’ di buone maniere; solo il primo con cui sono stata era un signore, lui mi ha pagato una settimana di vacanza sul Mar Rosso; il secondo invece voleva cavarsela solo con la lavatrice in regalo, sto pezzente!” 


“La professoressa che gli ha dato ripetizioni di matematica era proprio una bella ragazza! Una stangona svedese con un seno prorompente e sempre mezzo di fuori. Mi figlio non faceva i compiti però la ascoltava e la guardava con attenzione e rispetto, naturalmente lo hanno promosso!”


Non posso sciupare tre VAFFA considerando che sono conversazioni “rubate”, anzi “origliate” e non condivise con me.

Un trattamento privilegiato invece lo devo riservare ad una collega che si ritiene perseguitata dal mondo intero per quanto ha inserito pubblicamente sulla mia bacheca Facebook: 

“Sai se qualcuno sta cercando di togliermi di mezzo con sostanze tossiche? O in altri modi (elettricità, campi magnetici …)? Quali sostanze tossiche? “

La prendo a quattrocchi e le spiego, con poca pazienza “se fossi a conoscenza di complotti, lo griderei su un social network? Sporgerei denuncia e te lo direi!”

Poveraccia, è l’unica che si è preso il VAFFA che merita.

Ancora disagi all’ufficio postale di Via Deledda; faccio presente all’impiegata addetta che la loro unica postazione POSTAMAT è al sole e diventa inutilizzabile in quanto illeggibile dopo le 14 e fino al tramonto.
Mi invita a sporgere reclamo su internet, a lei non interessa gestire il disservizio, pur sapendo che il modulo on line non prevede questa tipologia di segnalazione (ecco il link http://www.poste.it/azienda/posterisponde/reclami/lettera/reclamo.html).

In una uscita serale mi fermo ad un semaforo a San Giovanni, mi sono appena fatto due chilometri di fila sulla tangenziale; pure il lavavetri mi cazzia perché il vetro è sporco e non gli permetto di pulirlo; mi urla "zozzone" e devo trattenere il VAFFA sulla punta della lingua visto che lui è il doppio di me.

Finalmente arriva il venerdì, giorno in cui noi impiegati grigi e noiosi cerchiamo di recuperare per tutte le cose che si sono perse durante la settimana; cerco di rilassarmi un momento davanti alla TV  (direte giustamente "allora sei tu che te la cerchi") e parte la sigla di “Un posto al sole”.

Programma educativo, con una caratterizzazione marcata dei personaggi. Trasmette spudoratamente il messaggio che puoi vivere la tua vita fregandotene degli altri, passare sopra a sentimenti, amori, legami, regole di convivenza civile, con bugie, truffe, inganni, piccoli e grandi sotterfugi. Puoi dare la tua versione commovente dei fatti e rimanere impunito senza che nessuno apparentemente se ne accorga. Il trionfo dell’egoismo, accompagnato da sbirciate discrete e morbose sulla sofferenza di pochi.

Squilla il telefono, chiamata a raccolta per domani mattina, ci si vede molto presto per correre al terzo cancello di Ostia Beach e guadagnare qualche metro quadro di spiaggia libera.

“Un posto al sole”, tu rispecchi fedelmente questa società di veline e tronisti e spieghi tutto il resto di questo inutile post.

mercoledì 11 settembre 2013

Terapia antistress


Secondo una ricerca recente la depressione è in agguato quando le ore di lavoro aumentano e il tempo per distrarsi, divertirsi, socializzare è sempre meno. Quale cura è migliore se non i balli di gruppo?

Decido di iniziare con entusiasmo e convinzione, aggregandomi ad un gruppo numeroso di amici e amiche. Facciamo 50 km in macchina, fino alla periferia di Fiumicino; una fila estenuante per arrivare col caldo estivo; poca cosa, qualche sacrificio è necessario per star meglio! Il programma prevede musica, balli e cena a base di pesce; all’arrivo pago, mi mettono un timbro sulla mano al posto della ricevuta fiscale e entro nel locale “La finestra dell' Eden”.
Tavolini e posate di plastica .. corsa da scapicollo per accaparrarci il tavolo migliore anche se il posto è semi vuoto! Sediamoci qui, meglio quello, anzi andiamo a destra! 


Alla fine ci decidiamo, spostiamo discretamente una etichetta da un tavolo prenotato e ce ne appropriamo.
Un ventilatore a pala al soffitto sbanda pericolosamente come un elicottero  in caduta libera; NOO io cambio posto, con la jella che mi ritrovo mi cade in testa qualche pezzo!!
La pista da ballo è umida, scivolosa; dicono che dipende dalla vicinanza al mare ... le mie narici però sentono odore di olio fritto e zaffate di deodoranti personali economici.
Zanzare da combattimento in volo. Me ne frego, mi sono spruzzato mezzo flacone d’Autan prima di uscire di casa.

Il gruppo è in trepidante attesa di Casimiro e Adalgisa, i maestri di ballo per i quali abbiamo riservato i posti centrali del tavolo.
Nessuno di noi ancora si azzarda ad entrare in pista; solo quando arriverà il Casi avranno inizio le esibizioni e il divertimento. Secondo un rituale già consolidato, Lui non saluterà nessuno, lancerà delle occhiate per verificare che tutto sia di suo gradimento.
Eccoli, alle 21 ci raggiungono, con un’ora di ritardo sull’appuntamento che ci avevano dato; il Casi entra in pista e sceglie una zona dove posizionarsi, come un rabdomante alla ricerca dell’acqua; con un cenno della testa chiama le due allieve più meritevoli a formare un cerchio e esibirsi al suo fianco insieme alla moglie Adalgisa; qualche girone più in là si accalcano i meno bravi; i curiosi che provano ad avvicinarsi al gruppo con l’intento disdicevole di osservare da vicino e imitare le movenze ricercate di personalizzazione dei balli sono spintonati e allontanati. 


Sul palcoscenico lo sfigato alla tastiera parte con il suo repertorio; dà spazio ai successi del momento e del passato (YMCA, Watussi, Zumba, Gangnam Style, Mambo, Macarena, Tiburon, Il pulcino pio).
In prima fila una smandruppata tutta sudata, intrappolata in pantaloni bianchi di due taglie troppo stretti, si dimena cercando di far ripeter i passi anche ai più inesperti. Ce la metto tutta per imitarla al meglio.
Riaffiorano i ricordi delle evoluzioni del saggio di ginnastica in quinta elementare. Tutti intruppati a ripetere gli stessi movimenti in sequenze ripetitive che non devi sgarrare o variare volontariamente, altrimenti il gruppo perde la sua simmetria.
Guardo con stupore la bravura e le bellezze che mi circondano; mi cade l’occhio su un paio di uomini settantenni in compagnia di fanciulle quasi adolescenti. Per il resto vestiti trasparenti, culi fuori misura, prosciutti al posto delle braccia, tanti esemplari da palcoscenico; anche io non sfiguro con la mia pancetta da commenda, gli occhiali alla Geppetto e i pantaloni a vita bassa.
Agli altri tavoli qualcuno si rilassa leggendo il giornale, un paio di persone giocano con i loro smartphone alla ricerca di nuove funzionalità, alcuni si ingozzano di bevande superalcooliche, una tizia con l’aria intellettualoide si spara un sigaro puzzolente.
La cena è la ciliegina sulla torta che rende la serata irripetibile … spaghetti alle vongole di buon sapore ma abbondantemente scotti e frittura di calamari untuosa e gommosa.

Domani il rientro in ufficio dopo le ferie.
Non male come terapia .. sono carico di aspettative, in fin dei conti alla mensa aziendale mangio meglio.