Porgi l’altra guancia … prendi dieci sberle e vivi felice!
Resoconto estremamente sintetico della settimana; non ho stampato i bigliettini dei VAFFANCULO da distribuire; mi devo procurare un ciclostile, i fogli A4 e le forbici per ritagliarne un numero limitato non bastano più.
Ma andiamo per gradi …

Gli faccio presente che non potrò partecipare alle prossime iniziative in quanto mamma è ammalata e spesso è necessaria la mia presenza.
Mi guarda con l'esperienza della vita vissuta e con un pò di esitazione mi suggerisce “perché non la metti in un ospizio, così hai più tempo libero e vieni con noi per tre giorni sulla costiera Amalfitana?”.
Non riesco a rispondergli, accidenti all'educazione, mi hanno insegnato a non reagire d'istinto e a trattare tutti con le buone maniere.
Lo guardo stupito, il VAFFANCULO non esce, per rispetto della persona che mi siede vicino a tavola; gli spiego che non penso sia la soluzione migliore.
Cosa ci sto a fare in mezzo a questa gente?
Come ho fatto a cadere così in basso?
Guardo gli altri commensali, gli ipotetici compagni di viaggio e cerco di capire cosa li accomuna.
Ci penso per un bel po’ e alla fine mi convinco che è la solitudine.
Altra ciliegina:
Il mio datore di lavoro mi comunica con tre giorni di preavviso (il 10 settembre) che dovrò prendere obbligatoriamente due ulteriori giorni di ferie, il 13 e il 20, visto che non ha i soldi da accantonare per il bilancio; naturalmente nessun controllo da parte sua sulle ferie già concordate e non fruite da parte di altri colleghi “indispensabili”.
Con chi me la prendo? Mando un pacco di bigliettini di VAFFANCULO al consiglio di amministrazione che ha deciso di investire i pochi profitti in Brasile?
Sempre parlando di ambiente di lavoro, alla macchinetta del caffè mi ritrovo ad ascoltare altri scampoli di sensibilità e amore, discorsi del tipo:
“Ai miei figli piccoli voglio proprio bene! Pensa che quando rientro a casa alle 21, dopo il lavoro e lo shopping con le amiche, loro già dormono! La tata li ha messi a letto da un po’. Io mi avvicino, rimbocco le coperte, li sveglio per vedere il loro sorriso e stampo un bel bacio in fronte; da grandi ricorderanno questi momenti di intimità. Sono proprio una buona madre”.
“Da quando mi sono separata tutti i mariti delle mie amiche ci hanno provato, nessuno escluso; io non posso riferirglielo direttamente, non mi crederebbero e darebbero a me tutte le colpe; però questi mariti dovrebbero imparare un po’ di buone maniere; solo il primo con cui sono stata era un signore, lui mi ha pagato una settimana di vacanza sul Mar Rosso; il secondo invece voleva cavarsela solo con la lavatrice in regalo, sto pezzente!”
“La professoressa che gli ha dato ripetizioni di matematica era proprio una bella ragazza! Una stangona svedese con un seno prorompente e sempre mezzo di fuori. Mi figlio non faceva i compiti però la ascoltava e la guardava con attenzione e rispetto, naturalmente lo hanno promosso!”
Non posso sciupare tre VAFFA considerando che sono conversazioni “rubate”, anzi “origliate” e non condivise con me.
Un trattamento privilegiato invece lo devo riservare ad una collega che si ritiene perseguitata dal mondo intero per quanto ha inserito pubblicamente sulla mia bacheca Facebook:
“Sai se qualcuno sta cercando di togliermi di mezzo con sostanze tossiche? O in altri modi (elettricità, campi magnetici …)? Quali sostanze tossiche? “
La prendo a quattrocchi e le spiego, con poca pazienza “se fossi a conoscenza di complotti, lo griderei su un social network? Sporgerei denuncia e te lo direi!”
Poveraccia, è l’unica che si è preso il VAFFA che merita.
Ancora disagi all’ufficio postale di Via Deledda; faccio presente all’impiegata addetta che la loro unica postazione POSTAMAT è al sole e diventa inutilizzabile in quanto illeggibile dopo le 14 e fino al tramonto.
Mi invita a sporgere reclamo su internet, a lei non interessa gestire il disservizio, pur sapendo che il modulo on line non prevede questa tipologia di segnalazione (ecco il link http://www.poste.it/azienda/posterisponde/reclami/lettera/reclamo.html).
In una uscita serale mi fermo ad un semaforo a San Giovanni, mi sono appena fatto due chilometri di fila sulla tangenziale; pure il lavavetri mi cazzia perché il vetro è sporco e non gli permetto di pulirlo; mi urla "zozzone" e devo trattenere il VAFFA sulla punta della lingua visto che lui è il doppio di me.
Finalmente arriva il venerdì, giorno in cui noi impiegati grigi e noiosi cerchiamo di recuperare per tutte le cose che si sono perse durante la settimana; cerco di rilassarmi un momento davanti alla TV (direte giustamente "allora sei tu che te la cerchi") e parte la sigla di “Un posto al sole”.
Programma educativo, con una caratterizzazione marcata dei personaggi. Trasmette spudoratamente il messaggio che puoi vivere la tua vita fregandotene degli altri, passare sopra a sentimenti, amori, legami, regole di convivenza civile, con bugie, truffe, inganni, piccoli e grandi sotterfugi. Puoi dare la tua versione commovente dei fatti e rimanere impunito senza che nessuno apparentemente se ne accorga. Il trionfo dell’egoismo, accompagnato da sbirciate discrete e morbose sulla sofferenza di pochi.
Squilla il telefono, chiamata a raccolta per domani mattina, ci si vede molto presto per correre al terzo cancello di Ostia Beach e guadagnare qualche metro quadro di spiaggia libera.
“Un posto al sole”, tu rispecchi fedelmente questa società di veline e tronisti e spieghi tutto il resto di questo inutile post.