Secondo una ricerca recente la depressione è in agguato quando le ore di lavoro aumentano e il tempo per distrarsi, divertirsi, socializzare è sempre meno. Quale cura è migliore se non i balli di gruppo?
Decido di iniziare con entusiasmo e convinzione, aggregandomi ad un gruppo numeroso di amici e amiche. Facciamo 50 km in macchina, fino alla periferia di Fiumicino; una fila estenuante per arrivare col caldo estivo; poca cosa, qualche sacrificio è necessario per star meglio! Il programma prevede musica, balli e cena a base di pesce; all’arrivo pago, mi mettono un timbro sulla mano al posto della ricevuta fiscale e entro nel locale “La finestra dell' Eden”.
Tavolini e posate di plastica .. corsa da scapicollo per accaparrarci il tavolo migliore anche se il posto è semi vuoto! Sediamoci qui, meglio quello, anzi andiamo a destra!
Alla fine ci decidiamo, spostiamo discretamente una etichetta da un tavolo prenotato e ce ne appropriamo.
Un ventilatore a pala al soffitto sbanda pericolosamente come un elicottero in caduta libera; NOO io cambio posto, con la jella che mi ritrovo mi cade in testa qualche pezzo!!
La pista da ballo è umida, scivolosa; dicono che dipende dalla vicinanza al mare ... le mie narici però sentono odore di olio fritto e zaffate di deodoranti personali economici.
Zanzare da combattimento in volo. Me ne frego, mi sono spruzzato mezzo flacone d’Autan prima di uscire di casa.
Il gruppo è in trepidante attesa di Casimiro e Adalgisa, i maestri di ballo per i quali abbiamo riservato i posti centrali del tavolo.
Nessuno di noi ancora si azzarda ad entrare in pista; solo quando arriverà il Casi avranno inizio le esibizioni e il divertimento. Secondo un rituale già consolidato, Lui non saluterà nessuno, lancerà delle occhiate per verificare che tutto sia di suo gradimento.
Eccoli, alle 21 ci raggiungono, con un’ora di ritardo sull’appuntamento che ci avevano dato; il Casi entra in pista e sceglie una zona dove posizionarsi, come un rabdomante alla ricerca dell’acqua; con un cenno della testa chiama le due allieve più meritevoli a formare un cerchio e esibirsi al suo fianco insieme alla moglie Adalgisa; qualche girone più in là si accalcano i meno bravi; i curiosi che provano ad avvicinarsi al gruppo con l’intento disdicevole di osservare da vicino e imitare le movenze ricercate di personalizzazione dei balli sono spintonati e allontanati.
Sul palcoscenico lo sfigato alla tastiera parte con il suo repertorio; dà spazio ai successi del momento e del passato (YMCA, Watussi, Zumba, Gangnam Style, Mambo, Macarena, Tiburon, Il pulcino pio).
In prima fila una smandruppata tutta sudata, intrappolata in pantaloni bianchi di due taglie troppo stretti, si dimena cercando di far ripeter i passi anche ai più inesperti. Ce la metto tutta per imitarla al meglio.
Riaffiorano i ricordi delle evoluzioni del saggio di ginnastica in quinta elementare. Tutti intruppati a ripetere gli stessi movimenti in sequenze ripetitive che non devi sgarrare o variare volontariamente, altrimenti il gruppo perde la sua simmetria.
Guardo con stupore la bravura e le bellezze che mi circondano; mi cade l’occhio su un paio di uomini settantenni in compagnia di fanciulle quasi adolescenti. Per il resto vestiti trasparenti, culi fuori misura, prosciutti al posto delle braccia, tanti esemplari da palcoscenico; anche io non sfiguro con la mia pancetta da commenda, gli occhiali alla Geppetto e i pantaloni a vita bassa.
Agli altri tavoli qualcuno si rilassa leggendo il giornale, un paio di persone giocano con i loro smartphone alla ricerca di nuove funzionalità, alcuni si ingozzano di bevande superalcooliche, una tizia con l’aria intellettualoide si spara un sigaro puzzolente.
La cena è la ciliegina sulla torta che rende la serata irripetibile … spaghetti alle vongole di buon sapore ma abbondantemente scotti e frittura di calamari untuosa e gommosa.
Domani il rientro in ufficio dopo le ferie.
Non male come terapia .. sono carico di aspettative, in fin dei conti alla mensa aziendale mangio meglio.