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mercoledì 24 ottobre 2012

La sindrome del Marchese del Grillo




Art. 4
La repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.
Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.
 http://www.governo.it/governo/costituzione/principi.html

 Solo qualche mese fà un ministro della repubblica, uno a caso quello del lavoro, diceva al Wall Street Journal:

Il lavoro non è un diritto; deve essere guadagnato, anche attraverso il sacrificio

Dopo le esternazioni di altri grandi dei nostri tempi sui bamboccioni (adulti che ancora vivono in casa con i genitori)  e sugli sfigati (hai 28 anni e non sei ancora laureato!)  .. è tornata a manifestarsi tra i nostri parlamentari la sindrome del Marchese del Grillo.
La sindrome di un ministro con un qualche titolo importante, un background significativo alle spalle, un bagaglio di conoscenze di un certo peso, che si sente in dovere di ribadire il concetto:

Ah... me dispiace regà, ma noi semo noi ... e voi nun siete un cazzo! ”.

Il nostro illustre ministro del lavoro non è nuova ad uscite, a dir poco, discutibili. Dopo l'incredibile gaffe sugli esodati, con tanto di dramma annesso  (quasi 100mila persone si sono trovate dalla sera alla mattina senza lavoro e senza la possibilità di andare in pensione)  ecco l'ultima perla: 

"Non bisogna mai essere troppo "choosy" (schizzinosi), meglio prendere la prima offerta e poi vedere da dentro e non aspettare il posto ideale".

Un ministro del lavoro ha l'obbligo civile e morale di creare posti di lavoro e non di lasciarsi andare ad affermazioni deboli e prive di significato. Sarebbe interessante che ci dicesse che lavoro lei stia facendo per la collettività.

Se prima di aprire bocca si fosse appena documentata un pochino avrebbe scoperto ad esempio che ...
  
Coldiretti: Per 200mila giovani estate nei campi
"Almeno duecentomila giovani hanno trascorso l'estate 2011 a lavorare nei campi, dimostrando di essere tutt'altro che schizzinosi e di non essere preoccupati di sporcarsi le mani di terra".

Gli schizzinosi di cui parla lei sono forse i laureati nelle facoltà più disparate che lavorano in ambiti e settori che nemmeno immaginavano di conoscere?
Sono i laureati in ingegneria che fanno i camerieri, i laureati in architettura che fanno gli istruttori di pilates, i laureati in lingue che lavorano nei call center, pagati a provvigioni?
Sono quelli che hanno accettato di lavorare senza retribuzione, senza contratto, senza contributi, dovendosi fidare solo di una parola data e spesso rimangiata perché non c’era altra scelta?
Gli schizzinosi sono forse quelli che rimangono nel proprio paese perché credono ancora nella famiglia, nell’amore, nelle relazioni che una distanza forse deteriorerebbe?



Chiedo scusa a chi si fosse accorto che ho scritto
paese, 
ministro,  
repubblica 
con le lettere minuscole, ma mi sento un po’ choosy.

E mi girano molto le palle visto che  in questo periodo di crisi, mentre gli scandali sui corruttori e sui corrotti si susseguono, qualcuno  si svegli la mattina e decida di insultare milioni di giovani disoccupati, lavoratori, esodati e pensionati ignorando i loro drammi, le aspettative disattese, le ingiustizie.

Fanculo minister!