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lunedì 18 giugno 2012

Affittacamere


Un figlio di 20 anni e una figlia di 25;  lui innamoratissimo, vive una storia con una coetanea e spesso si dimentica di tornare a casa; come un gatto randagio si presenta ogni tanto alla ricerca di abiti puliti e stirati e di qualche euro; Maria, la più grande, è sempre all’università o a teatro ad aiutare per l’ambientazione di qualche recita; ha un aspetto anoressico, si dimentica di mangiare e di dormire e torna a tarda notte per rifocillarsi e recuperare un po’ di riposo.
Camelia, la loro madre, sente un gran peso sulle sue spalle da quando è rimasta vedova; vorrebbe imporre delle regole ma entrambi sono lontani anni luce, non riesce più ad essere presa in considerazione.
Sono quasi tre anni che la conosco; ogni tanto le dò un passaggio quando ci rechiamo al gruppo di burraco; lei abita a  pochi km da casa mia, la accompagno volentieri, sono di strada.
Col passare del tempo siamo diventati buoni amici; le ho raccontato dei miei problemi con quella pazza di Paola, ancora penso a lei; ne abbiamo riso un po’ insieme, mi ha ascoltato quando ero depresso, ha provato a darmi dei buoni consigli su come la pensano le donne, sulle verità da non dire, sulle attenzioni e sulle premure da riservare ad una compagna.
Soffre frequentemente di emicrania ma non prende farmaci per alleviare i sintomi, resiste per giorni fino a quando il dolore scompare, rinunciando a una vita sociale soddisfacente; le capita spesso  di disdire appuntamenti all’ultimo momento perché pensa di non farcela a uscire di casa nelle condizioni in cui si trova.

Col suo aspetto magro e un po’ trasandato  sembra uscire da un film del ‘68, non cerca di valorizzarsi  con un trucco delicato o con abiti che la renderebbero un tipo interessante, quasi intellettuale; guida una automobile “scarrufata” color verde ramarro, i freni fanno fischi e gemiti, il motore zoppica e sembra starnutire ogni tanto, i fari si accendono quando non piove e sotto il sedile lato passeggero puoi trovare una mela o un pomodoro caduti dalla busta della spesa; la sua casa riflette la sua personalità, è pulita ma regna il disordine. 

La scorsa settimana mi chiede di vederci con una certa urgenza, mi dice che ha bisogno di buoni consigli.
Appena ci incontriamo, nel parco vicino alla sua casa, inizia a sfogarsi, e mentre parla il volto si distende un po’, come se la sua sofferenza andasse via via svanendo:
“Non ce la faccio più con i miei figli! Ho chiesto più volte la loro collaborazione per la gestione della casa. Ho detto loro che li avrei pagati per il lavaggio dei piatti e se avessero lasciato le stanze in ordine, ma non mi danno ascolto!
Vorrei mollare tutto, abbandonarli e costringerli ad essere autonomi, autosufficienti.”
Cerco di consolarla con qualche frase di circostanza, tipo “tutti i giovani sono un po’ sbadati, loro ti vogliono bene ma sentono il bisogno di seguire il loro istinto, le cose in cui credono, le passioni”.
Come se non avesse sentito quanto ho appena detto continua nel suo discorso, si volge verso me e dice:

“Ho bisogno di allontanarmi da loro, devo ritrovare il mio equilibrio; penserei di lasciarli soli per un po’ di tempo, e in quel modo saranno costretti a imparare a stirare, a cucinare pranzo e cena, ad alzarsi in orario, a pulire la casa.
Nel frattempo conterei di dedicarmi per qualche ora al giorno alla meditazione; mi serve un luogo silenzioso, ordinato, pulito dove andare. Mi potresti affittare una stanza nella tua casa?”
“NON SE NE PARLA PROPRIO! Non sono un affittacamere”, le rispondo prontamente “e come spiegherei la tua presenza se, per un caso fortuito, una amica accettasse la mie avances per una cenetta romantica al lume di candela?”
“E’ molto semplice, quando arrivate noi le spieghiamo che sono solo una amica e io torno a meditare nella mia stanza; se questo non ti basta stiliamo un contrattino che potrai mostrare prima di arrivare a casa, nel quale c’è scritto che la nostra coabitazione non ha alcuno risvolto sentimentale, le clausole le puoi scegliere tu”.
“NO, non penso che possa funzionare!”
“Allora, visto che per me sei un caro amico, se mi telefoni mezz’ora prima di arrivare con la tua fiamma, io faccio in modo di scomparire per qualche ora … come vedi ce la sto mettendo tutta per venirti incontro e farti avere successo”.
Qualcosa non quadra, da come mi ha prospettato le cose sembra che lei mi stia facendo un grande favore;  dopo un attimo recupero la lucidità e le dico:
“Perché non fuggi a casa di tua madre, abita poco distante e potresti accamparti da lei  facilmente”.

“No, lei non la reggo, vuole sempre che metta in ordine ogni cosa! Che palle mia madre!”